Il trenino a gremagliera di Brebbia
Intervista a Mauro Galbignani, vincitore per
ben 4 volte dell’Omegna-Alpe Quaggione
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Nel 2002 quando ancora soffriva dietro ad Alessandro Frigerio
e a Stefano Fatone (vincitore di quell'edizione)
Nel 2006 alla sua terza vittoria consecutiva con in braccio la piccola
Nicole
Mauro Galbignani, classe 1974, di Brebbia (Varese), sposato, padre di
una bimba di 6 anni, Nicole, e di un bimbo di 2 anni, Alessio, con una
grande passione: la corsa in montagna in sella alla “specialissima”.
Là dove il normale ciclista si ferma a prendere fiato, lui ingrana
il suo 39/27 e va via come un trenino a gremagliera. Più la salita
si fa tosta e più i suoi polmoni, cuore e gambe danno il meglio
di sé.
Noi dell’Omegna-Alpe Quaggione abbiamo iniziato a conoscerlo nel
1998, nella prima edizione dal versante di Gattugno, in piena era dei
f.lli Frigerio (Danilo e Alessandro) e un intermezzo di Fatone.
Il suo è stato un costante avvicinamento al podio, sino ad ottenere
lo splendido poker fra il 2004 e il 2007, con il record della corsa
via Gattugno di 35’04”, a 3 soli secondi dal nuovo primato
di Ottolini, il verbanese, campioncino di MTB, che ha deciso da quest’anno
di prendersi qualche bella soddisfazione con la “specialissima”
ed ha fatto subito centro.
D. Mauro, non te l’aspettavi questo out-sider?
R. Sinceramente non lo conoscevo, anche se sempre più spesso
si trovano nelle gare in salita corridori che prediligono i circuiti
delle gran fondo o che arrivano direttamente dal dilettantismo, quindi
è quasi impossibile conoscerli tutti. In ogni caso mi ha impressionato
molto per la sua agilità e la facilità di pedalata anche
nei più duri e ostici che l’Omegna-Alpe Quaggione propone.
D. Se prendiamo i tuoi tempi degli altri anni, in particolare
il tuo record dell’anno scorso, appare chiaro che qualche cosa
non è andato per il verso giusto. Ma che cosa?
R. Questo 2008 è stato per me ciclisticamente parlando un pò
diverso dagli altri anni. Ho avuto la fortuna di poter partecipare a
febbraio per una settimana a un ritiro con l’AmoreVita Fanini
(squadra professionistica toscana); questa avventura, oltre a essere
stata molto bella e gratificante, mi ha portato però ad allenarmi
con buoni ritmi già a gennaio, facendomi arrivare nei mesi clou
un pochino affaticato. Questa esperienza non vuole essere e non è
assolutamente una scusa; sinceramente la rifarei senza nessun dubbio,
cercando però di ritagliarmi qualche periodo di scarico in più.
D. Fra le gara a cui sei solito partecipare come collochi l’Omegna-Alpe
Quaggione? Non rispondermi “fra quelle a cui alla fine si mangia
meglio” perché già lo sappiamo che di zio Lalo ce
n’è uno solo.
R. L’Omegna-Alpe Quaggione la considero un crocevia importante
prima delle gare nazionali (Italiano-Europeo- Mondiale) che si tengono
quasi sempre nel mese di luglio. Ecco perché oltre all’ottima
organizzazione e all’elenco dei partecipanti sempre di primissimo
piano, è il miglior test per verificare la propria condizione.
D. Quando ci siamo incontrati a tavola da zio Lalo ti ho chiesto
che rapporto solitamente usi. Mi hai risposto il 39/27 “per via
dei circuiti a cui prendi parte”. Ci puoi spiegare meglio questa
tua scelta, visto che ormai la “compact” la usano anche
i prof?
R. Partecipando soprattutto nella prima parte della stagione a gare
in “ circuito” dove le velocità sono elevate, l’utilizzo
di una guarnitura compact (es. 50/34) costituirebbe l’impossibilità
almeno per me di tenere certi ritmi. Riguardo al loro utilizzo tra i
prof. la considero quasi esclusivamente un obbligo in cronoscalate (presenti
al Giro e al Tour) dove le pendenze sono davvero impressionanti e continue.
Comunque personalmente per il futuro non escludo il loro utilizzo. (Se
si può fare meno fatica ben vengano!)
D. Quanto pesi e quanto sei alto? A vederti non sembri uno di
quei fringuelli di montagna che non superano l’1 e 70 e non pesano
più di 60 kg. Il tuo in apparenza è un fisico “normale”.
Da dove arriva dunque questa tua predisposizione alla corsa in salita?
Dai battiti cardiaci... da una capacità polmonare super... da
che cosa?
R. Sì, effettivamente il mio fisico non è proprio da scalatore
puro; i miei dati fisici (peso kg 65, altezza 1,73, massa grassa inferiore
al 3,5%, 40 battiti a riposo, 6,7 watt x kg come potenza massima) predispongono
soprattutto nel preferire le salite non durissime, ma con costanza,
impegno e allenamenti specifici ci si può adeguare ad ogni tipo
di salita.
D. Predisposizione fisica o no, riteniamo che alla base delle
tue prestazioni ci sia una preparazione e dei sacrifici di non poco
conto. Allora ti chiedo: Che lavoro fai? Come pianifichi i tuoi allenamenti?
Quante ore al giorno e quanti giorni alla settimana dedichi agli allenamenti?
Quanti chilometri fai in bici in un anno? Diete particolari? Aiuti “extra”?
Non scandalizzarti se te lo chiedo, ma di queste cose è meglio
parlarne che far finta di niente.
Sai, io faccio l’operaio e fino alle 17,30 sono impegnato con
il lavoro, quindi i miei allenamenti di solito li pianifico in un paio
d’ore giornaliere per 5 dì alla settimana (sabato e domenica
dedicati alle gare). Prediligo “caricare” con salite soprattutto
nei primi giorni della settimana per poi “ respirare “nei
giorni sucessivi in avvicinamento alle gare del week-end. In un anno
percorro in bici (escludendo 2 mesi di riposo) ca. 15000 km. Nell’arco
della stagione non seguo diete particolari, mi limito però nei
2 giorni prima della gara ad avere un occhio di riguardo per eventuali
cibi difficili da digerire. Per quanto riguarda aiuti extra non fanno
parte della mia cultura sportiva; penso che, con una buona alimentazione
e una corretta integrazione in alcuni periodi della stagione, chiunque
possa fare bella figura.
D. È da parecchi anni che ti vediamo dalle nostre parti
e quasi sempre in compagnia dei tuoi familiari. Questo significa che
condividono pienamente questa tua passione? Come vivono loro questi
momenti? A quante gare partecipi mediamente in una stagione e quante
volte loro sono con te?
R. Sì, la bicicletta e la passione per questo sport erano già
radicate nella mia famiglia con mio padre e mio zio, ecco perché
alle corse non sono quasi mai da solo e questo è uno stimolo
per superare i sacrifici e le trasferte che ogni stagione ci propone.
Sinceramente mi piacerebbe avere alle corse più spesso mia moglie
e i miei figli, ma, essendo ancora piccoli, logisticamente gli spostamenti
sarebbero per loro troppo pesanti, quindi per ora mi accontento di averli
come primi tifosi a casa.
D. A questo punto una serie di domande flash finali.
1. Quando hai iniziato a pedalare e quando a fare le tue prime gare
in salita?
R. Ormai saranno una dozzina d’anni che corro in bici e almeno
dieci che vado nelle gare in salita. Ho un passato da calciatore fino
alla cat. Eccellenza per poi scoprire la specialissima e buttarmici
a capofitto.
2. Qual è stata la tua più grande soddisfazione
sportiva? Quale potrebbe essere in futuro?
R. Sarebbe facile dire una delle ca. 80 vittorie, ma personalmente preferisco
ricordare i 2 secondi posti al Mondiale o i 3 secondi posti all’Italiano,
ecco perché per il futuro mi basterebbe togliere uno di quei
secondi posti sopra citati.
3. Che telaio hai e che gruppo usi?
R. Corro con una Scoot Cr1 montata Shimano Durace 4.
4. Qual è stata la tua prima specialissima?
R. Una specialissima in alluminio marchiata da un artigiano della mia
zona.
5. Quante vittorie in carriera?
In carriera ca. 80 vittorie, nella stagione in corso al momento 12.
6. L’idea di fare questo sport per mestiere non ti è
mai venuta?
Sinceramente non mi è mai passata. Ho avuto la sfortuna di aver
iniziato troppo tardi e purtroppo il ciclismo cerca sempre di più
corridori giovani; mi sarebbe piaciuto provare questa avventura o anche
trovare nel lavoro qualcosa dove la bicicletta sia parte integrante,
ma la vita va vissuta giornalmente senza rimpianti e rimorsi lasciando
però sempre una porticina aperta ai sogni.
7. Il tuo campione del cuore fra i prof del presente e del passato?
R. Per il passato ricordo volentieri Silvano Contini (anche perché
abita nella mia zona), mentre dei corridori tuttora in attività
sicuramente il mio campione preferito è Ivan Basso. Sai lo conosco
personalmente, mi alleno spesso con lui e, malgrado tutto quello che
è successo, la reputo una persona vera e ciclisticamete una spanna
superiore agli altri.
Grazie Mauro e arrivederci alla prossima edizione.
Grazie a voi per l’affetto che mi avete dimostrato. Ci si rivede
sicuramente alla prossima edizione dell’Omegna-Alpe Quaggione...
sperando di essere davanti non solo al ristorante ma anche sul podio;
se così non fosse, un complimento al vincitore tra noi sportivi
non deve mai mancare. Vi lascio comunque il mio indirizzo di posta eletronica,
perché un consiglio, un’informazione o anche un’opportunità
tra noi gente di sport non va mai trascurata:
<galbignanimauro@libero.it>
Complimenti per il gruppo di appassionati che avete creato.
CIAO!
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